Esperienza con ansiolitici

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Di qualunque tipo di ansia o paura si tratti, può essere superato!
L'insonnia è la conseguenza dell'ansia, delle tante peeoccupazioni che affollano la nostra mente, parliamone e buttiamole fuori dal nostro letto!

Esperienza con ansiolitici

Messaggioda Golem » 20/07/2024, 17:21



Eh.. gli ansiolitici, gli antidepressivi, gli psicofarmaci in genere, di vecchia o nuova generazione, sono SEMPRE una scintilla di riflessione sulla loro effettiva efficacia, sulla dipendenza nel tempo, sulla dismissione. Per non parlare degli effetti collaterali nel breve e nel lungo termine e di come questo sia l'aspetto più critico della faccenda "Assunzione Farmaci".
Perché apre le porte a digressioni etiche tipo: io, medico (di base, psichiatra) come posso decidere arbitrariamente sulla vita delle altre persone? Secondo anche diversi studi, le persone che assumono costantemente una terapia a base di psicofarmaci hanno una speranza di vita inferiore a coloro che non ne fanno uso.
Penso anche che l'abuso, come anche la dipendenza o la decisione di dismettere i farmaci, debbano essere considerati come ulteriori problematiche da aggiungere al principale aspetto etico che è quello del rispetto per la vita degli altri.

Io prendo mix di psicofarmaci da circa 30 anni e ho attraversato periodi di dipendenza da questi. Mi ricordo molto bene la mia dipendenza dal Lorazepam, il Tavor: un fantastico stordimento e poi l'attività del cervello si azzera e si cade in un sonno profondo. Poi quella da Delorazepam ma anche da Pregabalin. Ora prendo una 'terapia di mantenimento' con al bisogno dell' En, le classiche 5 gocce. Ad oggi mi basta avere la boccetta sul comodino come una presenza rassicurante. Tendenzialmente, non ne faccio uso; piuttosto, il mio errore è poi prenderlo a sorsate (ben calibrate, senza esagerare) quando sto un po' giù ma solo per un giorno o al massimo due.

Io so che, in un futuro non troppo lontano, il mio corpo avrà delle ripercussioni a causa degli psicofarmaci, così come le avrà per per il tabagismo. Ma le sigarette me le compro io, decido io, mentre i farmaci sono perlopiù imposti, al limite caldamente consigliati. Sulla carta dovrebbe esistere una scelta condivisa tra medico e paziente ma nella realtà non è così. Si tratta di una cultura del farmaco in cui gli approcci biologici prevalgono, nella formazione di convinzioni popolari secondo le quali la farmacoterapia è applicabile ovunque e anche, quindi, nella salute mentale.

Un po' come per tutte le cose bisogna farne buon (e magari breve) uso
.
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Messaggioda Middlegame » 20/07/2024, 19:36



Ho preso ansiolitici e antidepressivi per un breve periodo un paio di anni fa. Presi inizialmente con molta titubanza ma convinto alla fine dal fatto che sentivo il bisogno di stare meglio. Ammetto che gli antidepressivi non li sentivo particolarmente d'aiuto, mentre gli ansiolitici riuscivano in caso d'emergenza a darmi un supporto e da quello che descrivi in questo momento se ne senti il bisogno non vedo perché non provare a prendere qualcosa che ti possa aiutare.
Se ti può rassicurare, non sono medicine che una volta prese dovrai per forza prenderle per sempre, ogni situazione è diversa e in questo momento di difficoltà possono darti una mano, se poi in futuro non ti serviranno più (cosa che giustamente si spera sempre) uno smette.
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Messaggioda ClaudiaK » 21/07/2024, 11:09



Golem ha scritto:Eh.. gli ansiolitici, gli antidepressivi, gli psicofarmaci in genere, di vecchia o nuova generazione, sono SEMPRE una scintilla di riflessione sulla loro effettiva efficacia, sulla dipendenza nel tempo, sulla dismissione. Per non parlare degli effetti collaterali nel breve e nel lungo termine e di come questo sia l'aspetto più critico della faccenda "Assunzione Farmaci".
Perché apre le porte a digressioni etiche tipo: io, medico (di base, psichiatra) come posso decidere arbitrariamente sulla vita delle altre persone?
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Un po' come per tutte le cose bisogna farne buon (e magari breve) uso
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Ciao. :)
Pur apprezzando molto la delicatezza e sensibilità del tuo approccio al problema, e condividendo la tua conclusione, ho serie perplessità circa i possibili applicativi del <rispetto del paziente>; intedo dire soltanto che alcuni disturbi psichici possono indurre una pesante debacle a carico dei processi cognitivi del paziente, oltre ad una sua disperante infelicità; e non di rado ci sono anche istinti suicidi.
Solo un esempio : mia amica gravemente bipolare, fortunatamente amatissima dalla sua famiglia, in fase down aveva come unico obiettivo quello di buttarsi dal balcone, e questa situazione stava distruggendo sia lei che la sua famiglia, in cui si erano dati il preciso dovere di presidiarla almeno un due H24, per evitare che potesse attuare il suo proposito! Ma comunque è una donna che in fase up è l'euforia allegra e propositiva in persona, mentre in fase down non si alza dal dal letto e parla solo per dire <voglio morire>...
Avevano girato non so quanti psicologi, ma il problema fu parzialmente risolto solo da un Barone della Psichiatria, che peraltro andò per gradi e tentativi, fino a giungere a psicofarmaci molto pesanti e in dosi decisamente superiori a quelle protocollari...
:facepalm:
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Messaggioda Golem » 23/07/2024, 0:00



ClaudiaK ha scritto:
Ciao. :)
Pur apprezzando molto la delicatezza e sensibilità del tuo approccio al problema, e condividendo la tua conclusione, ho serie perplessità circa i possibili applicativi del <rispetto del paziente>; intedo dire soltanto che alcuni disturbi psichici possono indurre una pesante debacle a carico dei processi cognitivi del paziente, oltre ad una sua disperante infelicità; e non di rado ci sono anche istinti suicidi.
Solo un esempio : mia amica gravemente bipolare, fortunatamente amatissima dalla sua famiglia, in fase down aveva come unico obiettivo quello di buttarsi dal balcone, e questa situazione stava distruggendo sia lei che la sua famiglia, in cui si erano dati il preciso dovere di presidiarla almeno un due H24, per evitare che potesse attuare il suo proposito! Ma comunque è una donna che in fase up è l'euforia allegra e propositiva in persona, mentre in fase down non si alza dal dal letto e parla solo per dire <voglio morire>...
Avevano girato non so quanti psicologi, ma il problema fu parzialmente risolto solo da un Barone della Psichiatria, che peraltro andò per gradi e tentativi, fino a giungere a psicofarmaci molto pesanti e in dosi decisamente superiori a quelle protocollari...
:facepalm:



Secondo me, ricorrere ad un supporto farmacologico in psichiatria può essere utile, in particolar modo per sofferenze in acuzie o particolarmente forti ma sempre accompagnato da un supporto basato sul dialogo, quindi una psicoterapia. Il farmaco deve essere somministrato e supervisionato l'uso da un professionista specifico, ossia un medico psichiatra. La terapia deve essere spiegata al paziente e concordata insieme e si dovrebbe seguire il ragionevole principio del LESS IS MORE, ossia dell'utilizzo sufficiente e ridotto nel tempo.

Non dimentichiamoci che l'industria farmaceutica è tra le più potenti tra le economie occidentali e, si sa, come ciò significhi indottrinamento culturale affinché si convinca la popolazione, dai semplici cittadini, ai pazienti, ai medici, che il farmaco è INDISPENSABILE nell'ambito della salute mentale.

Nulla di più falso :hi:
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Messaggioda oltrepo » 30/10/2024, 13:48



li sto prendendo..
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