Sentinella ha scritto:Beh, questa è la caratteristica principale dei nostri simili in ogni posto, anche nella realtà, per non dir di peggio, alla Lemuel Gulliver.
Di solito ironizzo su, o derido, chi è affetto da "antropofilia" (esaltazione della nostra specie), come se fossimo chissà quanto meglio degli altri animali (a questo proposito, noi
siamo animali, e più precisamente primati
).
Ma stavolta mi pongo anche in opposizione a chi, come te, cade nell'opposto, ovvero un'eccessiva misantropia (disprezzo della nostra specie).
«L’infernale abitudine di mentire, truffare, ingannare e fare equivoci così profondamente radicata nell’anima di tutta la mia specie» (I viaggi di Gulliver)
Secondo me è una visione decisamente parziale e miope, che ispira pure un sospetto di auto-disprezzo personale proiettato sull'intera umanità.
Non che l'umanità stessa spesse volte non se lo meriti...
Ma uno dovrebbe anche ricordare che i nostri difetti, per la maggior parte, esistono anche negli altri animali:
- Gli scimpanzé si fanno la guerra e si uccidono per delle sciocchezze
- I delfini compiono stupri di gruppo
- I leoni mangiano i loro stessi cuccioli
- Il cuculo pone le sue uova nei nidi altrui
- Alcuni insetti paralizzano una preda e dopo depongono le uova al suo interno; quando queste si schiudono, le larve mangeranno la preda ancora viva dall'interno.
Ecc...
Quindi non è che noi siamo la specie peggiore, o che la Natura sia così meravigliosa e benigna. Quello di cui si lamenta Gulliver non è esclusivo alla specie umana; anche gli animali fanno lo stesso.
La differenza è che noi siamo in grado di farlo su grande scala, ma per il resto...
IMO,
quello di cui ti lamenti è parte dell'esistenza stessa, ovunque. Confermato peraltro da una delle nobili verità del buddismo:
"La vita è sofferenza" - per qualunque creatura, aggiungerei io.
Per cui è naturale che ogni creatura sia opportunista (o peggio), e persegua gli impulsi base di sopravvivenza e riproduzione, come meglio può.
Secondo me, l'errore sta nel pensare al mondo come ad un "Kosmos",
dove tutto dovrebbe essere ordinato ed armonioso. Per cui poi ci si ritrova inevitabilmente delusi e amareggiati (come te).
Invece io ritengo, più realisticamente e stoicamente,
che il mondo sia per lo più caos, fatica e sofferenza. Se si accetta questo, allora la gioia non è più un diritto da pretendere lamentandosi, ma un dono da apprezzare ogni volta che arriva.