da Premio Nobel » 06/06/2017, 23:38
Se con "uomo/donna" intendi quando un individuo può definirsi "adulto" io credo che la risposta ce la potrebbe in parte fornire il diritto.
A 14 anni un individuo non è più considerato un bambino (in quanto può avere capacità negoziale e responsabilità giuridica), a 16 anni poi questi diritti aumentano (come la possibilità di iniziare un'attività d'impresa) mentre a 18 anni come è noto arriva la maggiore età.
A 30 anni, se non sbaglio, un individuo può essere titolare di adozione (se non sbaglio se ha almeno per 10 anni un altro bambino).
Ecco, a spanne io direi che se proprio dobbiamo prendere come spunto una età, penso la si possa considerare a partire dai 30 anni.
Le generazioni umane, per inciso, sono solitamente considerate come un lasso di tempo approssimativamente variabile tra 25 e 30 anni (cioè quel periodo di tempo che di media intercorre tra la nascita di un soggetto e la nascita del proprio figlio o del proprio genitore) [per inciso, ad oggi questa misura si sta da noi allungando ... nei paesi in via di sviluppo si aggira attorno ai 20 anni]
Ciò non perché sia un numero preciso e rigido (come già sottolineato da altri commenti), ma perché generalmente è possibile considerare una tale persona responsabile, libera ed affidabile in maniera tale per cui non ci si riferisce più a lui come "figlio dei suoi genitori": cioè che sostanzialmente si possono considerare come differenti, non tanto per l'indipendenza economica, quanto piuttosto per l'autonomia di giudizio - l'autonomia delle proprie attività (un esempio: se io volessi giocare a calcio e fossi adulto, non dovrei chiedere ai miei, e nemmeno dare spiegazioni ... rendere conto, in realtà può essere, quanto meno, se vivo sotto lo stesso tetto a 30 anni, non posso esimermi quanto meno di far sapere qualcosa dei miei fatti privati) - un sufficiente livello di esperienza (cioè di sapere come va il mondo, ovvero sia, di non potersi più considerare, nella spiacevole eventualità "un orfano") - l'aspettativa che gli altri possono avere su di sé (ovvero sia, se un'altra persona "normale" incontrandomi si comportasse come se incontrasse una persona adulta).