Donald e Trisha, riscatto e testardaggine.

[Riccardina]

Una storia di riscossa morale che voglio sia per voi di incoraggiamento.

Il racconto che vi propongo riguarda il famigerato Central Park jogger case, la brutale aggressione sessuale subita dalla 28enne Patricia Ellen Meili, detta Trisha, al Central Park di New York il 19 aprile 1989, ad opera inizialmente di cinque minorenni, per poi scoprire nel 2002, su sua ammissione, che l'autore del fatto fu un altro giovane dell'epoca, già all'ergastolo per diverse vicende.
Per chi fosse interessato allego qui la storia da Wikipedia così non mi dilungo troppo (https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_dell ... ntral_Park).
In sintesi, i ragazzi sospettati, noti tuttora come i Central Park Five, vengono dati subito in pasto all'opinione pubblica, portati in centrale e, si dirà poi, costretti a confessare a suon di manganellate. Tra l'altro in quel periodo, oltre che in quello stesso giorno, New York è ostaggio della criminalità di bande delinquenziali che la mettono costantemente a soqquadro.
Il nostro attuale Presidente Trump, all'epoca solo miliardario (e mio coetaneo oggi) ma già famoso in America, prende malissimo la vicenda.
In una conferenza stampa dice di odiarli e di pretendere che tutti li odiassero come lui, augurandosi che subissero in galera lo stesso trattamento riservato a Trisha e che lo Stato della sua New York tornasse ad applicare la pena di morte per elettrofolgorazione. Compra anche una pagina sui quattro principali giornali della Grande Mela per accusarli e scatenare contro essi e le loro famiglie il livore della cittadinanza.
Poi, quando nel 2002 si scopre il presunto vero colpevole, vengono scarcerati e ottengono un cospicuo risarcimento per ingiusta detenzione dopo anni di battaglie legali.
Naturalmente questo manda Trump su tutte le furie, che in varie occasioni parla di sentenza vergognosa, di un regalo fatto a degli stupratori rei confessi (come formalmente furono) e che se fosse stata applicata la pena capitale Trisha avrebbe avuto vera giustizia.
Il caso, entrato nell'immaginario collettivo statunitense, non ha mai smesso di far discutere, ed è tornato prepotentemente in auge dal 2016, cioè dalla prima corsa presidenziale di Trump, facendo capolino anche nelle due seguenti tornate elettorali.
Ad ogni occasione i toni tra il tycoon (anche detto typhoon) e gli ormai adulti ex galeotti sono sempre stati aspri. Loro l'accusano di aver contribuito a rovinargli la vita, spingendo le istituzioni a incastrarli, avendo già al tempo una certa influenza su una parte di americani, e mettendo in guardia la gente dal pericolo rappresentato da costui. Lui ribadisce che sono feccia dell'umanità e che starebbero bene solo in gabbia, considerando ingiusti la loro liberazione e i soldi presi dallo Stato, a suo dire un oltraggio.
E Trisha? Inizialmente data per morta, con calma ha ripreso possesso della propria vita e oggi ha famiglia, lavora, tiene conferenze sulla violenza di genere e scrive libri, oltre ad avere, dice chi la conosce, un carattere gioviale e simpatico.
Ecco, parlavo di testardaggine. Sì, quella avuta da questa splendida DONNA nel recuperare sé stessa merita profondo rispetto.
E poi il riscatto. Quello di Trump, che nel 2002 ha dovuto inizialmente affrontare la pessima notizia della loro messa in libertà, venendo publicamente stigmatizzato come populista di notizie false, accusato di aver commesso contro di loro una grave ingiustizia, ed esortato a porgere umilmente le scuse ai Five. Ma lui non solo non l'ha mai fatto, ha anzi reagito con disprezzo su di essi.
In onore e difesa di Trisha e di tutte le vittime di violenze.

P.S.
E sì, anche per me gli allora auto-dichiaratisi colpevoli (con fedina penale già non propriamente candida) lo sono davvero, in qualche maniera: che ci facevano in branco quella sera, in quell'esatto posto, in quell'esatto momento, mentre Trisha era per terra?