Royalsapphire ha scritto:Cercare qualsiasi cosa possa dare un senso alla tua vita!
Qualsiasi cosa!
Ok! Supponiamo che le cose stiano esattamente come le stai vivendo tu, e cioè che hai esaurito tutte le fonti di lavoro, di studio, di corsi, di richieste di aiuto, di persone, di qualsiasi cosa potesse aiutarti a trovare un lavoro o a staccarti dai tuoi, o a non vivere più dentro le urla, le violenze verbali e domestiche! E supponiamo che non esistano più soluzioni per te di andartene di casa!
Insomma supponiamo che tu non possa far altro che continuare a vivere lì con i tuoi per il resto della loro vita!
A questo punto, perché non provi a sgravare la tua coscienza con qualcosa che puoi fare nelle condizioni di cui sopra?
Trovare qualcosa che ti dia appagamento e che ti faccia finire la giornata senza sentirti un fallito o un peso, nonostante i tuoi possano cercare di ricordartelo?!
Ad esempio, potresti metterti al servizio del prossimo con tutto te stesso! Tu che propensione hai?
Se per esempio tu avessi propensione all’ascolto, potresti fare volontariato al telefono azzurro (non so come si chiama da voi in Italia, ma dalle mie parti ci sono linee telefoniche gratuite gestite da volontari a cui chi ha bisogno chiama e trova la vicinanza di una voce amica).
Oppure puoi usare i social, sempre a seconda della tua predisposizione.
Secondo me, se ti sentissi utile in qualcosa, percepiresti l’importanza di ciò che fai, ti sentiresti parte di un gruppo, e diverresti a tua volta significativo per le persone con cui hai a che fare, e la tua vita acquisterebbe un senso di tutto rispetto!
Ok, ora ho capito che vuoi dire.
Togli anche la supposizione, perché è proprio così.
Quindi cosa posso fare? Cercare distrazioni.
Cercare di non sentire le urla e soprattutto di non capire quello che dicono, perché mi innervosisco, l'intestino reagisce e passo le ore in bagno patendo le pene dell'inferno.
Le mie distrazioni? Musica a palla nelle orecchie e scrivere.
Ho un blog dove ogni giorno scrivevo il resoconto della giornata, puoi immaginare la pesantezza del mio scrivere.
Ogni giorno dolore e sopportazione, ma scrivendo per me stesso e non per altri, mi ha aiutato a passere le giornate.
Certo, ho provato a confrontarmi sui social con altre persone.
Accetto consigli, cerco apprendere cose nuove per migliorare la situazione e anche questa è una distrazione.
Volontariato non è fattibile. Non ho una mia stanza, non posso parlare o farmi vedere in cam perché si vedrebbe e sentirebbe ogni imprecazione e bestemmia dei miei. Uscire e lavorare in ufficio? Con l'agorafobia? Impossibile. Curare l'agorafobia? Senza soldi per i farmaci e senza soldi per lo psicologo? Impossibile.
Scrivo, gioco, guardo film e serie, scrivo recensioni.
Queste sono le mie giornate. Ho amici online, solitamente li sento in cuffia e quando posso, quando i miei escono per fare la spesa (cosa rara) parlo e per lo più, come puoi immaginare, mi sfogo.
Mi ha fatto comunque sorridere il pensiero di aiutare le persone. Io? Aiutare?
Se tu avessi un carico di pietre appuntite su tutto il corpo che ti tagliano e pesano talmente tanto da non farti muovere, riusciresti ad ascoltare altre persone che stanno male?
Però devo dire che mi consola il fatto che hai avuto un pensiero del genere su di me.
Pensi che io possa fare una cosa del genere? Davvero?
Solitamente io sono il cattivo, quello da cui scappare perché sono freddo e insensibile.
Riguardo al discorso di sentirsi parte di un gruppo, è un argomento interessante.
Si, quando gioco online con questi "amici" cerco di legare e molto volte ci resto male.
Loro sono lì per giocare, giochi cooperativi dove ognuno ha il suo ruolo.
Più gruppo di così! E anzi, neanche a farlo apposta, il mio ruolo è quello del guaritore!
Capisco cosa vuoi dire e sì, nei limiti del possibile lo faccio e sicuramente aiuta a sopportare meglio tutto il male che ho intorno.
Ma spesso sento discorsi davvero assurdi.
Si litiga per un oggetto, per chi è "più forte" o per cose che mi ricordano la differenza abissale tra me e loro.
Io sono lì per passare il tempo, per farmi due risate in compagnia.
Loro sono lì per interesse personale, per ottenere quanto più possono dal gioco.
Dunque è giusto che io mi sente fuori luogo? Si, passo il tempo come loro.
Ma mentre loro poi staccano e hanno le loro famiglie, il loro lavoro, la loro vita, io torno allo schifo di sempre.
Certo alcuni hanno legato di più con me, tanto da sentimi dire "ti do io una mano" e quando poi sono arrivati tempi davvero bui e ho ricordato loro di questa mano.... beh la sto ancora aspettando, perché alla fine io sono solo un personaggio virtuale per loro.
Capisci cosa voglio dire? Il contesto fa vivere in modo molto diverso la stessa realtà.
E torno quindi sempre al discorso del sto bene da solo.
Perché devo farmi andare bene gente che sta lì per perdere tempo, quando io invece penso di creare una sorta di legame?
Ho delle aspettative sbagliate? Mah, mica ho detto che dobbiamo essere amici per la vita.
Ho solo notato che se domani non aprissi quel gioco e non li sentissi, la mia vita sarebbe uguale, non perderei nulla. Potrei giocare ad un altro gioco, anche da solo. Se devo dare importanza al gioco e non alle persone, come fanno loro, è questo il ragionamento da fare no?