Terra e Mare

Capitoli 3 e 4

Questo spazio è dedicato alla raccolta di storie inventate.

Terra e Mare

Messaggioda l.pallad » 13/02/2023, 11:05



Capitolo 3
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I giorni passavano ed Angel non aveva mai smesso di pensare a Cosmo neanche per un momento. Il cuore le batteva forte per l'emozione ed aveva serie difficoltà ad addormentarsi la notte, pensando al pensiero che la prossima luna piena lo avrebbe rivisto, ed avrebbe scoperto quale sorpresa avesse in mente per lei, sperando che non avesse in mente di farle qualche scherzo. E se, nonostante tutto, fosse stato ancora arrabbiato con lei per quando lo aveva preso con la rete? E se non si fosse fatto più vedere? E se le avesse mentito solo per rendersi più facili le cose ed allontanarla per sempre? Tutte quelle emozioni, pensieri, ed incertezze traboccavano in lei, e non riusciva nemmeno a nasconderle alla famiglia e agli amici, che le chiesero più volte durante la settimana se c'era qualcosa che non andava, ed in quei casi dovette sempre inventare delle scuse per liquidare l'argomento. Mentire ai suoi cari le faceva venire fastidiose fitte allo stomaco per il rimorso, ma le circostanze non le lasciarono scelta.

*

Arrivata la notte fatidica, Angel si era recata puntuale in spiaggia e si era messa seduta sulla riva ad aspettare l'arrivo del suo amico contemplando l'orizzonte. Il cuore le batteva forte, e respirava affannosamente per l'emozione. Ma, dopo qualche minuto, Cosmo non si era ancora fatto vivo, e la pastore tedesco cominciò seriamente a preoccuparsi.

<i>«A quanto pare le mie preoccupazioni erano fondate. Non verrà. Mi ha mentito per allontanarmi facilmente.»</i>

Toltasi il pareo, si tuffò in acqua, godendosi la sensazione rinfrescante di bagnato sul pelo. La gioia del nuotare riusciva sempre a farle dimenticare le sue ansie e preoccupazioni.
Arrivando allo scoglio dove lei e Cosmo si erano salutati l'altra volta, non fece in tempo a riprendere fiato che venne colpita da uno spruzzo d'acqua in piena faccia. Angel, mentre si puliva l'acqua dagli occhi, udì quella che era la risata di Cosmo. E infatti, quando li riaprì, se lo ritrovò d'avanti.

«Molto spiritoso. è questa la sorpresa che volevi farmi?»

«No». Rispose scherzosamente. «è il mio modo di salutarti terrestre».

«Mi chiamo Angel».

«Lo so, ma per me sarai sempre una terrestre».

Cosmo continuava a ridere e scherzare, anche se non con cattiveria, e questo fece scattare in lei il suo lato più scherzoso, malizioso e competitivo.

«Aspetta che ti metto le mani addosso e te la faccio pagare». Gli disse con divertimento, e con un sorriso malizioso.

Cominciarono quindi a giocare ad acchiapparella nell'acqua, ridendo e scherzando e spruzzandosi addosso l'acqua l'un l'altro, ma Angel riusciva a stargli dietro solo perché era lui che glielo permetteva. In acqua le sue zampe posteriori non potevano competere con quella coda di pesce, non importava quanto si impegnasse e ce la mettesse tutta. Ma, nonostante ciò, era comunque divertente passare del tempo con lui.
Dopo svariati minuti Angel aveva esaurito le sue energie, e si era seduta sullo scoglio a riprendere fiato.

«Se anche tu avessi una coda di pesce come me non avresti questi problemi in acqua».

«Magarì». Rispose con un sospiro. «Amo così tanto il mare che viverci è sempre stato il mio sogno». Poi aggiunse. «Ti invidio molto. Puoi rimanere in acqua ininterrottamente senza mai raggrinzirti. Non rischi di annegare. Puoi nuotare velocissimo senza sprecare troppe energie. Sarebbe bello poter essere come te». Concluse sospirando di nuovo.

In risposta a questo Cosmo alzò la coda, ed Angel, posando lo sguardo verso di lui, spalancò la bocca per la sorpresa. La coda di Cosmo stava brillando.

«Succede sempre nelle notti di luna piena». La anticipò lui. «E non fa solo questo».

«Davvero? Cos'altro può fare?» Chiese lei con una curiosità ed un'eccitazione sempre più crescenti.

«è per questo che ti ho chiesto di venire questa notte specifica». Rispose lui. «Per mostrartelo». Le prese quindi il muso con le zampe avvicinandolo al proprio in modo che potessero guardarsi dritti negli occhi. «Mi fido di te e so che non racconterai niente a nessuno di quello che sto per fare. Rispondi sinceramente a questa domanda prima. Vorresti vedere dove abito».

«Non immagini neanche quanto lo vorrei». Rispose con entusiasmo, completamente catturata dal suo sguardo dolce e sincero, nonostante fosse piuttosto confusa da quella domanda.

«Molto bene». Rispose Cosmo facendo roteare la coda e poggiandola sulle zampe posteriori di Angel.

Quel tocco le trasmise una strana sensazione, come se fosse stata colpita da una piccola scossa. Improvvisamente le gambe cominciarono a brillare, come la coda di Cosmo. E quel bagliore si sparse in tutto il corpo. Sentì poi come se le gambe si stessero appiccicando tra di loro, senza che riuscisse più a separarle.

«Cosa mi sta succedendo?» Pensò respirando affannosamente.

Ci fu poi un lampo luminoso dal suo corpo, che la luce scomparve. Angel, per la paura, aveva chiuso gli ochi e si era coperta il muso con le braccia. Quando capì che era tutto finito, abbassò le braccia e cominciò ad aprirli. Non era successo nulla di mortale per sua fortuna, ma si sentiva stranamente diversa. Non riusciva più a sentirsi la coda dietro il fondoschiena. Come se gliel'avessero tagliata. E non riusciva più a divaricare le gambe. Con il cuore che le batteva forte e ansimando ripetutamente, la pastore tedesco abbassò lentamente lo sguardo verso le zampe posteriori, con un'ansia sempre crescente. Ma non fu pronta per quello che vide. Le sue gambe non c'erano più, sostituite da una coda di pesce, simile a quella di Cosmo, ma con la differenza che quella non era turchese, ma rossa.
A quella vista Angel si sentì mancare il fiato, ed avvicinò la mano tremante per toccarla e vedere se era vera.

«Ma cosa mi hai fatto?» Chiese lei con il fiato in gola appena il senso del tatto le confermò che quella coda era vera.

«Tranquilla tranquilla». Cercò di rassicurarla Cosmo, mostrando evidente preoccupazione. «è solo una magia temporanea. Tra qualche ora tornerai normale. Noi cansirena possiamo fare piccoli incantesimi quando la luce di una luna piena illumina la nostra coda. Hai detto che ti piaceva il mare, e che avresti tanto voluto essere come me, così ho pensato di farti questa sorpresa. Darti la possibilità di sapere come ci si sente ad essere una cansirena, anche se temporaneamente. Ho forse sbagliato ad agire impulsivamente senza darti il giusto preavviso?» Cominciò a chiedere con un po' di tristezza, temendo di averla fatta arrabbiare.

Angel non riusciva a capacitàrsi di quello che le era successo. Quella che stava guardando ed accarezzando in quel momento non era una semplice coda di pesce, ma era la SUA coda di pesde. Apparteneva wa lei, solo a lei. Volendo provare alcune cose lentamente in acqua, chiuse gli occhi, e vi immerse la testa. Rimase a mollo qualche istante. Se quello che Cosmo le aveva detto era vero, allora poteva respirare sott'acqua. Ma osava davvero provarci, con il rischio di inghiottirne parecchia se si sbagliava? La prima cosa che fece fu di aprire gli occhi. Quando lo fece, spalancò la bocca e lanciò un gridolino di sorpresa.

«Non posso crederci. Sto vedendo perfettamente sott'acqua! è come se avessi una maschera da sub incorporata!» Appena pronunciate quelle parole si rese conto che aveva rilasciato tutto il fiato che aveva in corpo ma stava comunque respirando. «Allora è vero! Posso respirare sott'acqua». Acquisendo maggiore consapevolezza di quanto stava succedendo. «è incredibile! Sto parlando sott'acqua e riesco ad articolare perfettamente ogni parola, e a sentirla perfettamente!» Sorrise a denti stretti piena di entusiasmo. «Dietro il palazzo c’è un povero cane pazzo. date un pezzo di pane al povero pazzo cane». E rise con tutto il fiato che aveva in corpo.

Non riuscendo più a tenere a freno le sue emozioni, si immerse completamente andando in profondità.
Cosmo rimase ad aspettare preoccupato da quello che sarebbe potuto succedere. Improvvisamente Angel emerse con uno slancio facendo un balzo in aria di due metri, per poi rituffarsi di testa in acqua. Continuò a farlo come un vero delfino.

«Sono una cansirena! Una cansirena!» Continuava a ripetere senza tenere sotto controllo la sua gioia e il suo entusiasmo.

Cosmo le diede il tempo di sfogarsi, sollevato che alla fine le piacesse, dopodiché le si avvicinò e le disse, dopo essersi messo d'avanti a lei al suo ennesimo tuffo, in modo che non potesse evitare di vederlo:

«Va bene. Ora calmati. Ora hai una coda anche tu, ma devi imparare ad usarla. Hai già capito come andare avanti e come saltare. Ma devi anche imparare a regolare la velocità, a girare, curvare, e cose così. In questo modo non dovrai sbattere addosso a qualcosa o a qualcuno».

«Va bene». Rispose Angel ancora inebriata dalla cosa. «Insegnami il prima possibile come fare. Voglio cominciare a godermi questa esperienza il prima possibile».

Cosmo in risposta annuì e cominciarono subito le lezioni.

*

Ci volle un po' di tempo, e Angel inizialmente fu goffa nei suoi primi tentativi di fare qualcosa di più complesso del nuotare in avanti. Ma, con il giusto impegno, e la sua determinazione, ed imitando i movimenti del suo maestro, riuscì ad imparare finalmente le basi su come usare la sua nuova coda.

«Ce l'ha fatta». Le disse lui con orgoglio quando lei riuscì ad eseguire delle curve perfette e a cambiare direzione in ogni modo possibile. «Hai un talento innato per essee una principiante».

«Grazie». Rispose lei lusingata. «Anche tu te la cavi come insegnante».

«Bene». Le rispose tendendole la mano. «Ora vieni con me. Ti avevo promesso che ti avrei fatto vedere casa mia, e manterrò la parola data».

Lei in risposta prese la sua mano, ed entrambi si immersero nelle profondità del mare.
Mentre Cosmo guidava Angel sempre più in profondità, portandola alla sua dimora, lei, durante il tragitto, non smetteva di guardarsi intorno, godendosi ogni istante di quel paesaggio marino. I pesci che nuovavano, le alghe che danzavano, i coralli che decoravano l'ambiente. Non poteva proprio crederci. In quel momento stava vedendo di più sul mare di quanto ne avesse visto in tutta la sua vita.

<i>«Se non mi fossi trasformata tutto questo non sarebbe mai stato possibile»</i> Commentò con il cuore colmo di gioia.

Dopo svariati minuti, alla fine la pastore tedesco cominciò ad intravedere qualcosa e, avvicinandosi di più, ebbe conferma di quello che il suo cuore aveva già capito. Quel qualcosa che aveva visto era la città di Canatlantide. Era un grande palazzo tutto viola, decorato di conchiglie, circondato da case più piccole, alcune di roccia, e altre di corallo.

«Quella è casa tua?» Chiese lei, mentre si avvicinavano sempre di più.

«Sì».

«è bellissima!» Disse senza tenere più sotto controllo la sua gioia e il suo entusiasmo. «Già a vederla così lontano avrei una gran voglia di visitarla». Non poteva credere che quella città fosse proprio d'avanti a lei, e che per di più fosse anche nei pressi di Terramare.

«Lieto che ti piaccia» Rispose Cosmo fermando entrambi. «Ma per oggi rimarrenmo all'esterno della città. Le prossime volte te la farò vedere. Lo prometto».

Angel rimase un po' delusa dalla cosa, ma accettò. Dopotutto, già il fatto che era riuscita a vederla da lontano era più di quanto potesse sperare. Poi volle chiarire un dettaglio.

«Quando dici la prossima volta, intendi diire che potrai trasformarmi in cansirena anche altre volte?»

«Ma certo». Rispose lui. «Quando il tempo di questa trasformazione sarà scaduto non potrò ritrasformarti subito subito per il resto della nottata. Ma ogni notte di luna piena potrò sempre ritrasformarti temporaneamente. Non è uno di quegli incantesimi che funzionano solo una volta nella vita. Sempre che tu lo vorrò ancora».

«Stai scherzando? Certo che lo vorrò ancora». Rispose lei con gli occhi illuminati.

Chiarito questo, Cosmo la portò nei luoghi che visitava di solito, come la barriera corallina del posto, o i luoghi dove si radunavano le varie specie differenti di pesci. Ad Angel gli si sciolse il cuore, per i meravigliosi spettacoli che la natura marina poteva offrirle. Alla fine arrivarono ad un parco marino collegato alla citta, anche se in quel momento era deserto. Era un posto con uno stadio sportivo, e varie alghe e coralli che lo decoravano.

«Questo è il parco dove io e i miei amici andiamo di solito a giocare sempre. Fin da quando eravamo cuccioli. Anche se ora siamo cresciuti, qualche volta torniamoi ancora a passarci il tempo. è una nostra tradizione personale che non abbiamo mai abbandonato».

«Mi piacerebbe molto incontrarli». Disse Angel completamente estasiata dal posto.

«Va bene, ma non stasera». Rispose Cosmo «è la tua prima notte da cansirena. Devi finire di abituarti alla tua nuova coda e poi imparare ad orientarti e a conoscere bene la zona. Quando sari pronta, te li presenterò».

«Allora spero di esserlo il prima possibile».

«Ricorda comunque che le magie di noi cansirena sono temporanee. Ora ti rimangono solo due ore. Ogni volta che verrai qui dovrai sempre tenere a mente il tempo che passa. Perché se ti ritrasformi mentre sei ancora qui sotto, rischieresti di affogare».

«Tranquillo. Starò attenta». Lo rassicurò.

Chiariti su questo, Cosmo le fece proseguire la gita, in modo da mostrarle altre cose.

*

Quando si resero conto che il tempo stava per scadere, dovettero tornare subito in superficie. Riemersero appena in tempo, ed ebbero la possibilità di posizionarsi sullo scoglio, quando Angel vide la sua coda illuminarsi per poi ridividersi di nuovo in due zampe posteriori. Era appena accaduto che, lei cominciò subito a rabbrividire, imparando quindi che i cansirena sono più resistenti al freddo, cosa a cui non aveva fatto caso all'inizio, troppo presa com'era dal divertirsi. E le ci volle qualche momento per riabituarsi alla sua vecchia forma

«è stata la sorpresa più meravigliosa che avresti potuto farmi. Grazie».

«Non c'è di che. Anche se non te lo meritavi, dopo quello scherzo della rete». Lei si scusò di nuovo, ma lui proseguì. «Non temere, stavo scherzando. Non pensarci più. E poi, ad essere onesti, è stata colpa mia se ci sono finito dentro, per colpa di una mia distrazione. Anch'io avrei preferito parlarti per la prima volta in un modo diverso da quello».

«Non sapevo in che altro modo incontrarti, lo sai. Tu scappavi sempre ogni volta che ti intravedevo, e non mi è venuto in mente altro».

«Lo facevo perché a noi caansirena è vietato interagire con i terrestri, ma io sono sempre stato incuriosito dal tuo mondo. Così mi sono avvicinato alla riva più volte di nascosto per poterlo spiare. Mi ricordo sopratutto quella volta che ti vidi anni fa. Stavi pulendo il mare dai rifiuti dei tuoi simili, e questo mi fece intuire che eri diversa, speciale».

«Quindi eri davvero tu quella volta?» Chiese lei, felice di avere quella conferma che il suo cuore già sapeva.

«Già. Sono scappato anche allora, nonostante volessi conoscerti, perché era pur sempre proibito quello che stavo facendo. Ho fatto sempre attenzione, anche se qualche volta finisco col farmi beccare, specialmente da te. Con tutto il tempo che hai passato in spiaggia, alla fine sei riuscita a vedermi».

«Volevo solo incontrarti per poterti conoscere».

«Anch'io. In tutti questi anni non ho fatto altro che osservarti, ogni volta che potevo. Ma non ho mai potuto farmi avanti, anche se avrei voluto».

«Spione». Scherzò lei ridacchiando e spruzzandogli addosso un po' d'acqua. «Ma adesso stai parlando con me. Non hai paura di quello che potrebbe succederti?»

«Avrei più paura se tu non tornassi in spiaggia». Rispose. «Quando hai rischiato di affogare in quella tempesta mi hai fatto prendere un bello spavento».

«Già. Anche a me capita di essere distratta».

I due fecero una fragorosa risata, per minimizzare quel terribile disastro. Poi si resero conto di quanto si era fatto tardi.

«Ora devo andare». Le disse Cosmo. «Tornerai la prossima luna piena?»

«Nulla mi impedirebbe di tornare». Rispose Angel. «Amo il mare e, grazie a te, ora potrò starci più tempo del solito. E adesso mi piace anche parlare con te». Concluse con entusiasmo.

Cosmo le si avvicinò e le disse accarezzandola. «Quella notte la distrazione che mi ha fatto finire nella rete sei tu. Ero troppo preso dal guardarti per accorgermi di tutto il resto. Sei la creatura terrestre più speciale e stupenda che abbia mai incontrato prima d'ora, e l'unica con il quale ho stretto un vero legame. Sono così felice di averti conosciuto». E le diede un bacio.

Angel sentì il cuore esploderle dal petto per l'emozione e per il sentimento che stava provando in quel momento. Non aveva mai provato qualcosa di simile in tutta la sua vita.

«Alla prossima mia dolcissima Angel. Buona notte». Le disse Cosmo dopo che il bacio fu finito.

«Buonanotte e alla prossima luna piena». Rispose lei dopo essere rimasta senza fiato ed imbambolata per qualche momento.

Dopo che Cosmo se ne fu andato, lei tornò a nuoto verso la spiaggia, si diede una sgrullata per togliersi l'acqua dal pelo, e poi si sedette continuando a riflettere su tutto quello che era successo e su quel bacio.

«Non posso crederci». Disse tra sé e sé «Un cansirena mi ha baciata. Sono stata baciata da una creatura mitologica e leggendaria. è stato fantastico». Non molti terrestri infatti potevano dire una cosa del genere. Ammesso che fosse successo anche ad altri. «Non posso negarlo. Forse mi sto innamorando di lui. è così dolce, simpatico, un po' tropo spiritoso, ma anche così premuroso e buono. Non ho mai conosciuto qualcuno così prima d'ora». Nel dire quelle cose si era completamente persa.

Ripresasi, prese il suo pareo e tornò a casa, preoccupata di come poteva finire nei guai, se i suoi l'avessero vista fuori ad un'ora così tarda. Infatti, una volta arrivata, si mosse lentamente e di soppiatto per evitare di farsi scoprire. Non voleva finire nei guai dopo un'esperienza così fantastica. E di certo, se l'avessero scoperta, avrebbero potuto sommergerla di domande del perché fosse rimasta fuori fino a tardi, ed avrebbe dovuto di nuovo inventare una scusa per tutto, cosa che preferiva evitare.
Arrivata in bagno, si fece una doccia, per togliersi tutto il sale dal pelo, e poi si mise la camicia da notte e andò letto, avendo serie difficoltà ad addormentarsi, per via della felicità che provava per l'esperienza vissuta. Era stato tutto così bello, e lei non vedeva l'ora che ci fosse di nuovo la luna piena per potersi trasformare e tornare di nuovo nelle profondità del mare. Sorrise a questa prospettiva, unita al pensiero di rivedere Cosmo. Ormai lui stava entrando sempre di più nel suo cuore, e non pensava che avrebbe voluto farlo uscire. Né da lì né dalla sua vita.


Capitolo 4
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Il legame tra Angel e Cosmo diventava sempre più forte col passare del tempo. Per un anno Angel si era presentata puntuale in ogni notte di luna piena per andare con lui nelle profondità del mare. Anche se avevano cominciato a vedersi anche di giorno, a largo, con Angel che come scusa diceva sempre di andare a fare dei giretti in barca per conto suo, dopo essersi riguadagnata la fiducia di suo padre, ed avergli promesso che avrebbe evitato le tempeste questa volta.
Le prime volte, quando veniva con lui nelle profondità del mare, la pastore tedesco aveva continuato a farsi istruire dal cansirena per imparare ad usare al meglio la sua nuova coda, ed ogni volta diventava più brava della precedente. Riusciva a fare movimenti di nuoto sempre più complessi, tra cui piroette, capriole, e giravolte, e slalom tra le rocce. E, nel frattempo, imparava anche ad orientarsi da quelle parti, in modo che non rischiasse di perdersi, nel caso Cosmo l'avesse lasciata momentaneamente sola.

*

Durante una delle sue visite, Cosmo le disse che era pronta e che poteva presentarla ai suoi amici. Lei ovviamente non vedeva l'ora di conoscerli. Così organizzò un incontro tra di loro.
Lei rimase ad aspettare al parco marino con il cuore che le batteva forte per l'emozione.

«Chissà come sono? Non vedo l'ora di conoscerli. Spero che riusciremo ad andare d'accordo. Oh, voglio davvero stringere amicizia con altri cansirena».

Per sua fortuna non dovette aspettare troppo. Cosmo Arrivò alla buon ora accompagnato dai suoi amici. Una Border Collie dalla coda d'argento, un Epagneul Breton dalla coda d'oro, una Boxer dalla coda verde alga, e un Whippet dalla coda viola. Non ci aveva ancora parlato, ma poteva capire ad occhio chi era maschio e chi era femmina dal fatto che le femmine indossavano il reggiseno a conchiglia sul seno.

«Ragazzi, eccola qua. Quella è Angel».

Tutti i cansirena la salutarono gentilmente, con lei che fece lo stesso con grande esuberanza. Era così contenta di conoscerli. Ognuno le si avvicinò per stringerle la zampa e presentarsi.

«Piacere. Mi chiamo Luna». Disse la Border Collie.

«Io sono Lucky». Le disse l'Epagneul Breton

«Io mi chiamo Margot» le disse la Boxer.

«Enchanté. Mi chiamo Ettore». Concluse il Whippet.

«Piacere a tutti voi». Rispose Angel tenendo a freno il suo entusiasmo. Non poteva sembrare troppo esaltata.

«E così sei tu la nuova amica che stavi frequentando ultimamente durante le notti di luna piena».

«Sì sono proprio io».

«E da dove verresti per la precisione?»

«Oh, beh, la mia famiglia fa vita ritirata. Non vogliono che dicano da dove vengo perché così possono stare tranquilli per conto loro. Io invece volevo vedere un po' il mondo esterno, e così eccomi qui». Rispose un po' con imbarazzo.

Come lei e Cosmo si erano messi d'accordo, non potevano rivelare neanche a loro il fatto che lei fosse una terrestre. Anche nel caso avessero mantenuto il segreto, sarebbero finiti nei guai anche loro se la verità fosse comunque venuta a galla. Angel detestava dover mentire. Così non avrebbe mai saputo se l'avrebbero accettata e l'avrebbero voluta comunque come amica, sapendo la verità. Per fortuna accettarono questa versione e non fecero domande più approfondite.

«Vuoi venire con noi?» Le chiese Ettore «Oggi c'è la fiera marina a Canatlantide. Magari potremmo prenderci qualcosa».

«Se lo voglio? Certo che sì». Rispose con entusiasmo. Finalmente poteva entrare a Canatlantide, anche se non poteva vedere il palazzo reale non importava. Finalmente avrebbe avuto un assaggio della civiltà delle cansirene!

Il gruppo nuotò nella città, ed Angel fu talmente sopraffatta dalla gioia che perse ogni controllo. Anche la più piccola cosa per lei era una novità fantastica. Le case di roccia e/o corallo, le bancarelle che vendevano perle, conchiglie, gioielli di corallo o qualunque altra meraviglia del mare. Le giostre fatte in stile marino. C'erano perfino delle feste da ballo, ed Angel fu molto sorpresa che riuscivano a fare anche la musica sott'acqua. Ma non volle perdere tempo a pensarci troppo e si scatenò nelle danze dei cansirena, che per fortuna non richiedevano i piedi. Era del tutto fuori controllo, e sembrava che il cuore stesse per schizzarle fuori dal petto.

«Wow. Non mi aspettavo che si sorprendesse e si lasciasse trascinare per così poco. è solo una festa come un'altra». Aveva commentato Luna con sua enorme sorpresa.

Ma l'allegria e l'entusiasmo di Angel furono contagiose e si unirono al divertimento anche loro. Quella fu per Angel la notte più straordinaria della sua vita.
Fortunatamente la fiera era finita prima che il tempo di Angel si esaurisse. E così poté semplicemente andarsene normalmente, e salutare tutti amichevolmente senza apparire sospetta o far intendere che nascondesse qualcosa.

*

La notte di luna piena successiva fu il momento di conoscere i Genitori di Cosmo, Dylan e Doris. Quest'ultimo aveva provveduto ad avvertirli e quindi non sarebbe stata una visita senza preavviso.
Una volta arrivata alla loro casa di rocce e corallo, il cuore di Angel continuava a batterle forte. Sperava davvero che tutto andasse bene e di fare una buona impressione. Anche con loro si erano messi daccordo nel non dire la verità. Quindi dovevano fare attenzione a cosa sarebbe successo.
Fu la madre di Cosmo ad aprire la porta. Una cansirena Husky con la coda viola.

«Cosmo, sei arrivato finalmente». Poi lo sguardo passò ad Angel. «Tu devi essere Angel. Cosmo ci ha parlato tanto di te. A prima vista sembri decisamente una cansirena per bene».

«Grazie». Rispose Angel arrossendo lusingata.

La madre di Cosmo li invitò ad entrare, e lì ci fu anche il padre, Dylan, un Husky con la coda verde, che la salutò gentilmente.

«Ed ecco qui la famosa Angel. Benvenuta nella nostra umile dimora».

Angel strinse emozionata la zampa di Dylan quando gliela tese. Non riusciva a tenere sotto controllo il suo stato d'animo.

«C'è qualcosa che non va?» Chiese lui confuso.

«No. è che sono solo molto emozionata di poter parlare con tutti quanti voi. Perché significa che sto finalmente entrando a far parte della vita di Cosmo».

Quelle parole fecero sorridere Dylan, ed Angel tirò un sospiro di sollievo nel sapere che stava facendo anche a loro una buona impressione. Rimase insieme a loro a chiacchierare e a guardare immagini di Cosmo quando era cucciolo, con imbarazzo di quest'ultimo. Quando chiesero ad Angel di parlare un po' di se, lei dovette mentire su cosa era e usare la storia che lei e Cosmo avevano deciso sul fatto che i genitori di Angel facevano vita ritirata, ma che lei aveva deciso di esplorare il mondo marino esterno.

«E ti piace tutto quello che stai scoprendo?» Le aveva chiesto Doris.

«Non lo immagina nemmeno fino a che punto». Rispose con totale ed assoluta sincerità, almeno su questo.

Le offrirono perfino una bella cenetta a base di alghe e plancton. E al primo assaggio, Angel andò in estasi per il sapore. Non sapeva se anche il suo palato si fosse trasformato adattandosi a nuovi gusti o se le sarebbe piaciuto in ogni caso. Ma non le importava. E Doris fu felice che apprezzasse i suoi manicaretti.
Alla fine anche quella serata procedette alla grande e senza sospetti. Ed Angel riuscì a farsi accogliere come una di famiglia, e quando fu il momento di andare, le dissero che poteva tornare a trovarli quando voleva.

*

Una delle volte in cui si incontrarono di giorno, con Angel che era in barca e lui che girava intorno ad essa a nuoto. La pastore tedesco aveva commentato:

«Lo sai, una volta mi piacerebbe che fossi tu a venire sulla terra con me».

«Perché?» Chiese lui confuso. «Stai cominciando a stufarti delle nostre avventure marine insieme?»

«Scherzi? Il tempo che ho trascorso con te ha solo cementificato il mio amore per il mare, ed ha accresciuto il mio desiderio di rimanerci il più tempo possibile».

«Perché questa richiesta allora?»

«Beh, tu mi hai presentato alla tua famiglia, e vorrei anch'io presentarti alla mia». Spiegò Angel «Ho praticamente imparato tutto di te e del tuo mondo. Per questo vorrei mostrarti il mio. Quindi dimmi, esiste un modo per permetterti di muoverti sulla terra ferma?»

Cosmo ci pensò, mentre lei attendeva incuriosita la sua risposta.

«Esiste un modo». Disse alla fine.

«Davvero?» Chiese lei speranzosa.

«Certo». Rispose lui. «E siamo anche fortunati. Il momento giusto sta per arrivare». Poi continuò. «Non posso trasformare me stesso nello stesso modo in cui trasformo te, posso diventare momentaneamente un terrestre».

«Come?»

«Tu aspetta la notte in cui la luna piena sarà al suo perigeo e te lo mostrerò». Rispose lui.

Angel, capendo che voleva farle una sorpresa, accettò il suo silenzio.

*

La notte stabilita Angel si era presentata puntuale al luogo dell'appuntamento, portando con sé uno zaino.

«Sei venuto allora». Disse lei felicemente.

«Ovvio. Non avrei mai potuto mancare». Rispose lui.

Volendo arrivare dritto al sodo, tirò fuori la coda dall'acqua, che brillava più del solito quella notte. La agitò, ed essa si illuminò ed in un lampo di luce si divise in due zampe posteriori ed una coda più canina.

«Anche se io posso trasformare te come se fosse una cosa da niente, noi cansirena non possiamo trasformare noi stessi in qualcos'altro durante le normali notti di luna piena». Spiegò Cosmo. «Per alterare, anche se momentaneamente, la nostra natura, dobbiamo sempre aspettare il perigeo, dove le nostre magie sono ancora più potenti. Ma, anche così, questo incantesimo funziona solo una volta l'anno. Perché non possiamo alterare la nostra natura magica più di tanto». Detto questo, tentò di alzarsi ma, appena fu in piedi, barcollò e cadde.

Angel corse subito ad aiutarlo, capendo che questa doveva essere la prima volta che faceva qualcosa del genere.

«Se io ho imparato a nuotare come te, tu puoi imparare a camminare come me». Gli disse dolcemente per rincuorarlo.

Dopo averlo aiutato a rialzarsi ed avendogli fatto capire come fare i primi passi, Angel tirò fuori dallo zaino dei pantaloni, delle scarpe, ed una maglietta, aiutandolo a vestirsi. Quegli indumenti se li era fatti prestare da un suo amico, promettendo che glieli avrebbe ridati al più presto.

*

Ci volle un ora prima che Cosmo imparasse a camminare e correre abbastanza bene. Un'ora piuttosto stancante, ma finalmente ce la fece.
Angel lo portò quindi a visitare Terramare. La città aveva varie costruzioni quadrate, con tetti rossi. Alcune case erano vicine al mare, ed altre invece più indietro sulla terraferma. Angel lo portò a visitare alcuni dei posti che frequentava di solito, tra cui la sua gelateria preferita. E lì Cosmo imparò due cose: il sapore di un buon gelato, e cosa succede quando ti si congela il cervello.
Andarono poi a visitareil parco di terramare, mentre Angel gli parlava ancora del suo mondo e come funzionava.
Cosmo ascoltava con gioia e trepidazione ogni cosa.

«Sai». Disse lui «Il tuo mondo è davvero interessante. Sto cominciando a considerare l'idea di rimanere per semp...» Ma non riuscì a finire la frase che vide qualcosa che catturò la sua attenzione.

C'erano dei Doberman, che stavano prendendo prendendo brutalmente a calci un Beagle, che se ne stava rannicchiato per terra, incapace di difendersi. Angel non fece in tempo a fermarlo che Cosmo corse subito verso di loro.

«Ehi voi, lasciatelo stare!» Gli intimò con rabbia.

I Doberman si voltarono verso di lui e lo guardarono con indifferenza.

«Fatti gli affari tuoi se non vuoi prenderle anche tu». Lo derise quello che sembrava essere il capo.

«Ho detto basta. Altrimenti ve la farò pagare cara».

«Ah, è così? Prendetelo!» Ordinò il capo, prima di cominciare a corrergli contro assieme al resto dei teppisti.

Angel istintivamente afferrò la zampa di Cosmo e gli urlò «SCAPPIAMO».

I due cani corsero con tutto il fiato che avevano in corpo, ma i teppisti continuavano a stargli dietro. Angel per fortuna, conoscendo bene il parco, trascinò Cosmo a slalom e fece in modo che i bulli li persero momentaneamente di vista, poi lo convinse a salire su di un albero con lei. Una volta sulla cima, rimasero a guardare i teppisti che arrivarono, li cercarono, ma per fortuna non guardarono in alto. Quando se ne furono andati, Angel era ancora preoccupata all'idea di scendere dall'albero, nel caso non fossero abbastanza lontani.

«Ma che ti è preso? Lo capisci che quelli potevano farti male sul serio?»

«Scusami». Rispose Cosmo. «è che non ci ho più visto alla vista di una simile crudeltà. Non sopporto queste cose. A Canatlantide un comportamento simile è inammissibile. Non ho mai visto così tanta cattiveria in tutta la mia vita».

«Mi dispiace. è che purtroppo alcuni in questo mondo sono così».

«Disgustoso. Come puoi sopportare una cosa simile?»

«Non lo so». Ammise tristemente lei. «Comunque vieni. Andiamo a casa. Ormai dovrebbero essersene andati».

Detto questo, cominciò a scendere dall'albero.

*

Arrivare a casa di Angel fu un sollievo per entrambi. Durante il viaggio avevano dovuto prendere le la strada secondaria e più affollata per evitare di reincontrare quei Doberman. Ma, adesso che erano arrivati a casa di Angel, erano finalmente al sicuro.

«Bella casa». Commentò l'Husky.

«Grazie» Rispose la Pastore Tedesco. «Vieni. Ti offro una limonata». Aggiunse mentre lo faceva entrare.

«Cos'è?» Chiese incuriosito.

«Una bibita dissetante e gustosa». Rispose lei.

Angel quindi fece accomodare Cosmo su una sedia del tavolo e preparò due bicchieri e cominciò a versare la limonata.

«Ah, ecco perché fai sempre tardi quasi tutte le notti signorina».

Ad Angel prese un colpo per la sorpresa. Quella era la voce di suo padre! Voltandosi lo vide come stava scrutando il suo amico con sospetto. Credeva stesse dormendo ma, si era decisamente sbagliata. Questa non ci voleva.

«Papà, posso spiegare...» Cercò di dirgli in preda al panico.

«Non serve». Rispose suo padre. «Ma avresti dovuto dire tutto a me e a tua madre».

«Mi dispiace». Rispose lei. «è che volevo farvi una sorpresa. Vi avrei detto tutto al momento giusto».

«Comunque,» disse Argo avvicinandosi a Cosmo. «Tu chi saresti?»

«Mi chiamo Cosmo». Rispose educatamente quest'ultimo. «Molto piacere di conoscerla, signore». Concluse stringendogli la zampa.

Argo sorrise compiaciuto.

«Sei educato a quanto vedo. Questo è un buon inizio. Mi chiamo Argo, felice anch'io di conoscerti».

In quel momento entrarono anche Gaya e Meredith in cucina. Anche loro sorprese dalla presenza di Cosmo. E toccò ad Angel spiegare loro ogni cosa. La madre di Angel fu molto felice di conoscere Cosmo, mentre Meredith fu incuriosita ed entusiasta di parlargli.
Le cose si misero bene e Angel poté presentarlo come uno straniero che si era appena trasferito da quelle parti. Risero e parlarono tutto il tempo, bevvero della limonata, e questa volta fu Cosmo a vedere le foto di Angel quando era ancora cucciola. Tutto procedeva alla grande. Anche Cosmo aveva preso confidenza con la famiglia di Angel come lei aveva fatto con la propria.
Improvvisamente, ci fu un leggero bagliore di luce da sotto i pantaloni, anche se nessuno, a parte Angel, ci aveva fatto caso più di tanto ma lei aveva capito cosa stava per succedere.

«Beh, si è fatto tardi. Devo riaccompagnare Cosmo a casa». Disse in fretta e furia.

«Se vuoi lo accompagno io. Devi solo dirmi dove abita». Propose suo padre.

«No no. Faccio da sola. Posso cavarmela». Si sbrigò a far alzare Cosmo e a spintonarlo fuori di casa. «Beh, io e lui andiamo. Torno il prima possibile. Ciao». Disse frettolosamente mentre usciva in tutta fretta e furia.

«Buona notte, e torna presto a trovarci». Udì la Pastore Tedesco da sua madre mentre entrambi correvano verso il mare.

*

I due erano appena riusciti ad entrare in acqua, che le zampe posteriori di Cosmo tornarono ad essere una coda, rompendo i pantaloni che indossava.
Entrambi tirarono un sospiro di sollievo. C'era mancato davvero poco. Dopodiché i due scoppiarono in una fragorosa risata. Angel avrebbe dovuto dare spiegazioni sul perché i pantaloni si erano strappati, ma non ci badava in quel momento.
Dopo essersi tolto anche la maglietta, Cosmo si apprestò ad andarsene.

«Senti, io e i miei amici la prossima luna piena faremo un gioco delle nostre parti. Vuoi partecipare anche tu?» Volle chiedere prima di andarsene.

«Volentieri. Che possa giocare o anche solo guardare per me è lo stesso». Rispose lei incuriosita.

«Già». Ridacchiò Cosmo. «è meglio che prima impari come si fa».

«Già. Pensi che possa fare la figura della pazza come nel nostro primo incontro?»

«No. Non temere. è vero che hanno pensato che fossi strana, ma in modo simpatico. Le sei piaciuta eccome. Quindi stiamo con i miei amici al prossima volta?».

«Volentieri». Rispose lei.

A quelle parole Cosmo diede un bacio ad Angel, la salutò e poi sparì in mare.
Una volta tornato a casa la Pastore Tedesco trovò la sua famiglia ancora sveglia ad aspettarla in cucina.

«Perché non ci hai parlato subito di lui?» Chiese sua madre

«Ve l'ho detto. Aspettavo il momento giusto. Volevo prima sapere se era apposto».

«Saggio da parte tua». Sorrise suo padre. «Devo dire che in effetti è carino il tuo nuovo fidanzato».

«Fidanzato?! No non è il mio fidanzato. Siamo solo amici». Disse Angel con imbarazzo.

Sapeva che in di provare qualcosa per lui, ma dopotutto non sapeva se una loro relazione potese funzionare, o se era meglio che rimanessero solo amici.

Argo le fece l'occhiolino. «è così che si comincia. Ma dimmi, vi date appuntamento sempre al mare?»

«Perché?»

«Perché torni sempre a casa con i vestiti sporchi di alghe».

«Beh, ogni tanto nuotiamo insieme, ma restiamo sempre vicini alla riva. Niente di che».

«Ok. Ma state attenti. Il mare può diventare pericoloso se non fai attenzione. Specialmente di notte».

«D'accordo». Rispose Angel mascherando tristezza per il fatto che neanche adesso poteva dire loro la verità.

«Su, andiamo a dormire adesso. è tardi». Le disse il padre dolcemente.

Si diedero tutti la buonanotte e poi andarono tutti a letto.

*

La luna piena successiva Angel si era recata abbastanza in fretta in spiaggia e Cosmo, una volta arrivato, non aveva perso tempo a trasformarla per poi condurla verso il luogo dove avrebbero giocato con i loro amici.
Durante il tragitto, Angel vide un grosso Cansirena San Bernando con un tridente, la corona, in una carrrozza in stile cansirena, trascinata da delfini, e scortato da dei Rottweiler con lance ed armature.

«Cosmo? Quello chi è?»

«Quello è il re di Canatlantide».

«Davvero?»

«Certo. So che può essere burbero e severo, ma è un ottimo sovrano».

«Capito». Rispose lei annuendo.

Non sapeva se avrebbe mai avuto la possibilità di conoscerlo. La politica non era mai stata il suo forte. Ma chissà, forse un giorno si sarebbero incontrati.
Passato il momento, arrivarono finalmente nel luogo di incontro dei suoi amici. E lì, dopo i saluti, le spiegarono le regole del gioco. Esso si chiamava conchiglia in buca, e bisognava far cadere la conchiglia del gioco usando solo la coda, ma non bisognava mai toccarla con le mani. Solo con la coda. E sempre con la coda si poteva passare la conchiglia ai propri compagni di squadra.

«Sembra facile una volta capito come fare. è praticamente come una partita di calcio.». Pensò Angel emozionata.

La partita inziò subito. Fecero un tre contro tre. Angel, Luna e Margot, contro Cosmo, Lucky e Ettore. Angel ovviamente ebbe qualche difficoltà all'inizio, ma poi, abituandosi alla situazione, finalmente poté giocare alla grande. La partita durò a lungo, con loro che si riposavano tra un tempo e l'altro. E quando finì, ne fecero subito un'altra. E, finita quella, un'altra ancora. Ognuno era bravo a modo suo, e Angel si sentiva in quel momento parte del gruppo. Durante l'ennesima partita, Angel aveva la conchiglia in coda e stava per segnare un'altro punto quando improvvisamente venne colta da un malore e bloccò l'azione. Dei brividi di freddo le pervasero tutto il corpo e non riusciva più a respirare come prima.

«Che mi sta succedendo?» Si chiese con il cuore colmo di paura.

«Angel, ti senti bene?» Chiese Luna perplessa.

Non aveva fatto in tempo a finire quella frase che, in un lampo di luce, Angel si ritrasformò nuovamente in una terrestre. Tutti sussultarono a quella vista, e Cosmo, si lasciò prendere dal panico e, con gran rapidità, afferrò Angel al vuoto e cominciò a nuotare in superficie.
Capendo che non ce l'avrebbe fatta prima che fossero riemersi, il cansirena le diede un bacio per trasmetterle ossigeno.
Angel sentì nuovamente l'aria tornarle ai polmoni, e cominciò a riprendere i sensi. Quel bacio fu così lungo e bello. Nonostante avrebbe dovuto avere paura per quanto stava rischiando, non pensava altro che a godersi la situazione. Era così dolce, gentile, e poteva sentire in esso quanto lui tenesse a lei. Non era come se con quel bacio le stesse semplicemente salvando la vita, ma era come se esso la facesse sentire viva.
Arrivati in superficie, Angel poté respirare da sola e fece qualche colpo di tosse per riprendere fiato, mentre Cosmo la trascinava a riva. Una volta arrivati in spiaggia, Cosmo si accasciò sulla riva, ansimando per la fatica e per lo spavento presosi. Anche Angel, una volta ricordatasi che aveva appena rischiato di annegare, quasi svenne per lo spavento.

«Scusami Angel». Le disse Cosmo pieno di rimorso. «Come ho fatto a dimenticarmi di tenere d'occhio il tempo?»

«No. è stata colpa mia». Rispose Angel con un velo di tristezza. «Mi stavo divertendo così tanto che mi sono dimenticata che la mia trasformazione in cansirena era solo temporanea».

«L'importante è che tu stia bene. Ma ora tutti ti hanno vista e temo che potremmo essere entrambi nei guai. è meglio che vada a parlare con loro prima che succeda qualcosa di irreparabile».

«Va bene. Buonanotte». Rispose dolcemente Angel.

Cosmo le diede una carezza amorevole e si tuffò in acqua. Angel si rialzò barcollante ancora scossa per aver sfiorato la morte per la seconda volta. Si era divertita così tanto sott'acqua tra i cansirena che aveva dimenticato di non essere davvero una di loro, per quanto ardentemente desiderasse esserlo. Quello che era accaduto era decisamente un modo brutale per ricordarle che non apparteneva a quel mondo, e che quella coda di pesce non era davvero sua, ma era solo una coda in prestito, che non le apparteneva veramente. Sospirando perla delusione, tornò a casa sperando che una buona notte di sonno l'avrebbe fatta riprendere dallo spavento.

*

La nuova notte di luna piena Angel era già tornata in spiaggia ad aspettare Cosmo. Nei giorni successivi si era fatta forza ed aveva nascosto la sua agitazione alla famiglia. Ma almeno ora poteva di nuovo parlare con Cosmo per sentirsi meglio.
Quest'ultimo arrivò un po' in ritardo.

«Cosmo. Finalmente sei arrivato. Cominciavo a preoccuparmi». Poi si accorse di un'espressione di pura tristezza sul suo muso. «C'è quacosa che non va?» Chiese temendo la risposta.

«Angel». Disse lui con tono serio. «Ho provato a spiegare ai miei amici perché ho infranto le regole ed ho portato una terrestre in città, ma loro non hanno voluto ascoltarmi ed ora non vogliono più parlarmi. Poi, anche se non so chi è stato, qualcuno ha detto tutto al re e mi hanno messo sotto processo. Per quello che ho fatto mi avrebbero potuto rinchiudere a vita. I miei genitori hanno preso le mie difese e sono riusciti a darmi una riduzione della pena, ma anche loro sono arrabbiati con me e non mi rivolgono la parola. Mi hanno condannato a fare lavori socialmente utili per il re per molto tempo. E quest'ultimo ogni giorno non fa che dirmi che con un comportamento simile la mia perla non brillerà mai».

«Quale perla?»

«La mia perla della maturità. è una perla magica che viene data a tutti i Cansirena in età adulta. E quando si rivelano maturi, essa si illumina e possono esprimere un desiderio potente, irreversibile e fuori dalle regole. Uno solo nella vita. Ma a me non succederà mai».

«Non dire così. Sono sicura che ce la farai anche tu».

«No invece. Ho infranto le regole, e questo non è maturo. Sono potuto venire qui solo per dirti questo: Conoscerti è stata la cosa migliore che potesse capitarmi ma, dopo quanto accaduto, non potremo più rivederci. Per questa volta il re ha chiuso un occhio ma, se ci incontrassimo ancora, finiremmo entrambi nei guai. Io per aver infranto di nuovo le regole, e tu per aver visto troppo».

Quella rivelazione fu un colpo al cuore per Angel.

«No, ti prego! Non dire così! Non voglio perderti! Non mi lasciare!»

«Non ho scelta. Altrimenti verremmo puniti entrambi. Oltretutto tu hai quasi rischiato di morire. Se fosse successo sarei morto anch'io. Non voglio che succeda ancora. è stata colpa mia Non avrei dovuto portarti in fondo al mare. Quindi è meglio per tutti e due non vederci più. Sei la creatura più straordinaria che abbia mai conosciuto. Vivi felicemente la tua vita e dimenticati di me». Detto questo, si allontanò a largo con il muso pieno di lacrime.

«No! Cosmo! Aspetta! Dev'esserci un altro modo!» Le disse lei cercando di raggiungerlo. Ma lui si immerse e scomparve.

Rimasta sola, si buttò in ginocchio e dagli occhi cominciarono a sgorgare fiumi di lacrime. Non poteva più negarlo. Amava Cosmo e non voleva perderlo. Non le importava se appartenevano a mondi diversi. Si sentì così affranta che non ebbe neanche la forza di reggersi sulle ginocchia. Si buttò a terra continuando a dimenarsi e a piangere per il dolore. Continuò a farlo a lungo, senza mai fermarsi. Neanche quando si rialzò e tornò a casa, buttandosi sul letto, non riusciva a smettere di piangere.

*

La mattina seguente Angel non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto, continuando a piangere con il cuscino in faccia.

«Angel, che c'è? Tutto bene?» Udì la pastore tedesco la voce di sua madre, che di certo era stata attratta dal suo pianto.

«Sì». Rispose lei debolmente.

Sentì le zampe di sua madre afferrarla ed attirarla al petto per un abbraccio.

«Cosa ti è successo tesoro? Qualcosa tra te e Cosmo? Avete forse litigato?»

«Non è successo niente. Abbiamo solo nuotato più del solito».

Gaya aveva capito che Angel stava mentendo, ma non volle forzarla.

«Va bene» Le rispose. «Ti lascio un po' tranquilla. Quando sarai pronta, potrai parlare con tutti noi di quanto è accaduto». Detto questo, uscì dalla stanza.

Angel si sentiva esplodere. Non ne poteva più. Doveva dire la verità alla sua famiglia. E al diavolo le conseguenze. Ormai non le importava più di quello che poteva accaderle. Forse loro sarebbero stati comprensivi e l'avrebbero accettato, anche se dubitava le avrebbero creduto sulla parola. Ma aveva deciso di rischiare. Per cui, finì di sfogare il suo pianto, si asciugò le lacrime, si diede una calmata, e poi si diresse con un'espressione determinata in cucina, pronta a dire la verità alla sua famiglia.
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l.pallad
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