germano ha scritto:Vi porto un esempio che usa una... metafora, una simil-disabilità (per quanto talmente lieve da essere considerata, paragonandola, un'offesa ai disabili... ma cercate di capirmi).
C'è un tizio che su tinder mette solo foto dove ha un cappellino, perché in realtà ha una notevole calvizia.
Quando finalmente arriva a un appuntamento con una donna, questa scopre che è pelato e ci resta male.
Ora: voi cosa ne pensate della strategia di questo pelato?
Dovrebbe farlo vedere subito in modo da non perdere tempo (lui stesso, anche) con chi non gradisce i pelati, oppure fa bene a pensare "anziché venire skippato subito, io arrivo a uscirci e così poi me la posso giocare con la personalità e quindi dal vivo magari posso venire accettato da una che, se mi avesse visto pelato, mi avrebbe swippato subito su nope" ?
Germano
A me di queste cose, lo scrivo senza alcun filo di ipocrisia, non interessano proprio. Quindi, che me lo dici o meno, conoscendomi io darei sempre la possibilità di vederci, parlare de visu, incontrarci dunque. E potrei fare lo stesso discorso su altri parametri come altezza, peso etc. Cito questi perché, tutt'oggi, sento molte persone che eliminano a priori la possibilità di conoscere qualcuno se non rispetta determinati canoni (e, per l'amor di Dio, lungi da me giudicare perché de gustibus non disputandum est). Sui parametri fisici, pertanto, io non mi arrabbierei se qualcuno nascondesse qualcosa e, anzi, apprezzerei molto il suo tentativo di far spiccare altro che potrebbe colpirmi decisamente. Senza togliere il fatto, ribadisco, che una presentazione globale della personalità rende la persona realmente attraente, almeno per me che sono molto demisessuale in tal senso. Boh, io manco ci faccio caso a come uno si presenta in foto e poi dal vivo, cerco un'interazione più "profonda", dove con profonda intendo proprio intima, di connessione interiore. E no, non significa accontentarsi della prima che la dà. Significa avere metri di giudizio diversi. Ma vi dirò di più: io non mi aspetterei nemmeno che una persona debba dirmi, al primo appuntamento, di soffrire di malattia XYZ, di cecità o di essere sieropositiva. Cioè, personalmente parlando, io capisco e riesco a mettermi spesso nei panni d'altro, come se mi immedesimassi. Comprendo, pertanto, sia il punto di vista di chi vuol aprirsi subito e sia quello di chi prova paura / disagio / vergogna. Non esiste, almeno per me in questo contesto, una visione più giusta dell'altra.