Sono stata sempre una persona fragile, anche se non l'ho mai mostrato all'esterno, credo di non essere adatta alla vita, non sono in grado di affrontarla.
La prima volta che ho desiderato morire avevo 11 anni, non lo sa nessuno, solo io, ci ho provato anche quel giorno, nella mia testa di bambina pensavo di riuscire ad uccidermi strozzandomi con le mie mani mude. Sono passati 26 anni da quel giorno, ma questo pensiero non mi ha mai più abbandonato. Non ho mai più provato nei fatti a mettere fine alla mia vita ma questo "desiderio" riaffiora in me spesso, magari mentre guido e penso "qualcuno potrebbe tamponarmi e finirei in questo burrone"; oppure ritrovandomi a cercare informazioni dettagliate su come veniva cotta la cicuta con cui si uccise Socrate; o nel modo più banale quando la sera, prima di addormentarmi, prego affinché non mi svegli piú. Finalmente avrei pace, la mia mente sarebbe libera da tutti i pensieri e da tutti i problemi, non dovrei più preoccuparmi di cosa mi attende nel futuro o semplicemente domani.
Non so perché sono così, non ho avuto un'infanzia abusante o maltrattante, nella primissima infanzia mia madre, soffrendo sicuramente di depressione post partum, ci picchiava ma io non ne ho ricordi, lo so perché lo racconta lei. Mi ha sempre raccontato di come mi prendeva a cazzotti quando ero nella sua pancia perché le facevo male quando puntavo i piedi e che da neonate picchiava me e mia sorella quando piangevamo. Ma come ho detto io non ricordo nulla, ero troppo piccola. Non ricordo neanche che nè lei nè mio padre mi abbiano mai abbracciato o baciato o incoraggiato in nulla ma sempre denigrato, come quando a 6 anni partecipai ad una gara di corsa tra bambini e feci l'ultimo posto: ricordo come ridevano di me e come lo raccontavano a tutti ridendo; o come quando, dopo 2 mesi dall'inizio dell'università, parlando del più e del meno con altre persone mia madre se ne uscí dicendo che io ero sicuramente sola, quali amici potevo mai aver trovato io, e invece gli amici li avevo, avevo subito fatto amicizia con un bel gruppo di ragazzi/e.
Ricordo la paura, da bambine, di fare o dire qualcosa di sbagliato perché loro erano sempre arrabbiati e nervosi e non volevamo peggiorare il loro umore.
Odio le persone che cantano perché lei canta quando è arrabbiata.
Odio le persone chiassose e i rumori forti perché a lui davano fastidio i rumori e dovevamo stare attente a non usare un tono di voce troppo alto, a non masticare chewing-gum, a non mangiare cibi croccanti.
Ma ricordo anche che non ero sola, avevo mia zia e suo marito che mi amavano tanto, morti purtroppo quando avevo 7 anni; avevo tante cugine con cui stavo quasi tutti i giorni e mi divertivo molto; ho sempre avuto amici, non sono mai stata sola. Almeno fino a qualche anno fa.
Non possono quindi essere i miei genitori la causa della mia infelicità, della mia inadeguatezza e dei miei innumerevoli fallimenti perché ho avuto altre gioie dalla vita.
Ma adesso mi ritrovo a 37 anni, a vivere una vita che non mi appartiene, una vita costellata da scelte sbagliate... se mi guardo indietro mi rendo conto di non aver mai preso una scelta giusta, di aver sbagliato tutto, anche quello che era impossibile sbagliare. E continuo a perseverare, a sbagliare cosciente di farlo, ma forse sono solo troppo stupida per prendere decisioni che potrebbero cambiare la mia vita.
Ho lasciato l'università dopo un anno e non ho mai trovato un lavoro fisso, solo lavori precari e per nulla soddisfacenti, tanto da sfociare in burnout 3 anni fa; da agosto non lavoro più e non ho il coraggio neanche di cercarlo un altro lavoro, consapevole del fatto che non posso aspettarmi chissà cosa con un semplice diploma e tanta, inutile, esperienza.
Ho avuto sempre relazioni sbagliate, amori non corrisposti in cui io mi immergevo totalmente e non riuscivo a staccarmi da loro nonostante sapessi perfettamente che loro non mi amavano. Proprio come ora, che sto da 11 anni, di cui 2 di convivenza, con una persona che non mi ama, a cui non interessa cosa io penso o come mi sento. Abbiamo anche provato ad avere un figlio l'anno scorso, ma ho avuto un aborto che mi ha dato un ulteriore colpo di grazia, ci abbiamo riprovato per un po' finché non mi sono resa conto che ero solo io a volerlo. Sapevo che era una scelta sbagliata ma ho sempre voluto essere madre e ho sempre saputo, dentro di me, che per un figlio avrei messo da parte tutti i miei problemi, che avrei dato tutta me stessa, che non sarei stata come mia madre. Se ripenso ora al mio bambino che non ho mai potuto toccare, penso che forse sia stato giusto così... Che una forza superiore abbia capito che lui non avrebbe mai potuto vivere una vita felice con me e quindi lo abbia portato via prima che io facessi ulteriori danni. E l'ho accettato, ho accettato il mio aborto e il fatto che nessun esserino crescerà mai dentro di me e insieme a me.
So, e ho sempre saputo, che il problema sono io, che ho un carattere sbagliato, anaffettivo nei confronti delle persone con cui non riesco ad entrare in sintonia e in confidenza al 100%, incapace di dire quello che penso sia che sia un pensiero positivo sia che sia negativo; sono fin troppo empatica ma appaio insensibile agli occhi degli altri perché non traspaio emozioni all'esterno. Ho terrore dei cambiamenti e non faccio passi avanti, resto bloccata nella mia bolla dell'infelicità all'infinito, finché qualcun altro non decide per me. Sono io che non sono amabile.
Ho allontanato tutti gli amici perché tutti sono andati avanti, hanno costruito qualcosa, trovato una loro strada, io invece sono un completo fallimento, non ho nulla se non rimpianti; cambio strada se vedo qualcuno che conosco che potrebbe chiedermi come sto, che lavoro faccio, se sono sposata, se ho figli perché ho vergogna di me stessa.
Mi ritrovo spesso dal nulla a piangere: piango mentre guido, piango mentre mangio, piango mentre lavo i piatti. Sento un dolore dentro di me, dentro il mio corpo... mentre piango vorrei sbattere la testa forte contro qualcosa per aprirla a metà o tagliare il mio addome a metà e toccare e fare uscire tutto questo dolore che sento dentro di me.
Se penso al mio futuro non vedo nulla.
L'unica cosa che so in questo momento è che ho sprecato la mia vita e adesso è troppo tardi per starvolgerla completamente.