SfogoAnonimo ha scritto:Ciao, vivo da sola, da tanti anni ormai, e, nonostante io e il mio ragazzo stiamo insieme già da un pò, non conviviamo (e qui si aprirebbe un altro capito che aggiunge benzina al fuoco del mio senso di inutilità)…sono indipendente e non tornerei mai a casa dei miei o mai mi rivolgerei a loro per un capriccio…Sono sempre stata abbastanza brava a buttarmi nelle cose, rischiando, in maniera sempre comunque ragionata. Devo anche ammettere di aver sempre avuto molta fortuna a livello lavorativo…ed è questo che mi fa sentire in colpa: perché non riesco ad essere felice di quello che ho? Mi sento insoddisfatta, non sento di avere un vero scopo, valore, obbiettivo…ma, allo stesso tempo, a differenza di qualche anno fa, ho paura a buttarmi e rischiare…proprio perché non sono più una ragazzina e non voglio perdere la mia indipendenza…ma a che prezzo? Lo so, è un discorso un po’ contorto e probabilmente anche stupido
OK, ma per il lavoro non ci sono da fare "salti nel buio" (almeno entri certi limiti) , nel senso che moltissimi che lavorano anche in ottimi posti, soprattutto da dipendenti, oggi continuano a guardarsi intorno e inviare candidature e curricula per il semplice "ci può sempre essere un'opportunità migliore (sotto qualunque profilo) e faccio il possibile per valutarla!".
Vedo che lo fanno gli over50, e proprio in massa...
Come minimo riesci a sondare altre situazioni lavorative, senza perdere o rischiare assolutamente nulla di quel che hai...
Quanto alla situazione personal-sentimentale...riesco solo a dire che (secondo me) è tanto importante, e doppiamente al femminile, per mille ragioni.
Personalmente non mi sentirei mai di fare la "fan", sulla pelle altrui, nè dell'essere single e nè dell'inseguire coppia-matrimonio-maternità.
Penso soltanto che per sentirsi bene sia essenziale chiedersi cosa si desidera davvero, e poi creare i presupposti affinchè quell'accezione di benessere (dal nostro punto di vista) possa realizzarsi o comunque incontrare il minor numero possibile di ostacoli. E in questo può adoperarsi soltanto ognuno di noi per se stesso, dopo essersi analizzato sul punto, e seguendo i PROPRI schemi (ragionevoli).
Mi permetto di accennare al mio percorso solo per rendere l'idea di quel che intendo dire:
- nel LAVORO : da me tutti i miei cari si attendevano che proseguissi nella libera professione di mio padre; ne avevo i titoli e c'ho anche provato per un anno, ma l'intero contesto non mi piaceva per niente e quasi mi deprimeva. Embè...malgrado l'amarezza e persino la "preoccupazione" dei miei cari...ho fatto tutt'altro e mi sono trovata bene, ma sicuramente mi sono sentita e mi sento più viva di quel che avrei mai potuto essere nel contesto professionale che sembrava il mio destino;
- nella VITA SENTIMENTALE : andando direttamente alle conclusioni più serie : il mio matrimonio (assolutamente d'amore) era considerato "una favola" , e sotto tutti i possibili punti di vista ESTERNI. Eravamo una coppia che rendeva FELICI i nostri genitori (tutti e quattro!!!) e che era ammirata e anche umanamente invidiata da amici e "pubblico". Matrimonio che peraltro è durato 10 anni, dopo 4 da fidanzati. Embè...quando annunciai ai miei famigliari e ai miei più stretti amici che il dado era trattto e che volevo la separazione...passai letteralmente DA PAZZA TOTALE! ...Poi la vita ha saputo spiegare molto meglio di me, ma LO SO IO quanta DELUSIONE mi fosse esplosa dentro, dopo il matrimonio, malgrado un matrimonio che era fatto APPARENTEMENTE solo di lussi e "vita alla grande"! E attenzione che non parlo assolutamente nè di violenze e neanche di scostumatezze, tutt'altro. Era che...forse la convivenza o forse la più approfondita/assidua conoscenza con mio marito e l'ovvia esigenza di condividere scelte che ormai non potevano più essere "solo mie" o "solo sue" ...mi facevano registrare un autentico <disastro del profondo> , che si esprime con una frase che pensai già solo dopo un anno di matrimonio (e ne ho retti altri nove!), una frase che non ho mai detto a nessuno. Cena tra noi due e potevo MISURARE le distanze siderali tra lui e me su qualcosa che doveva essere "nostro e condiviso" e non "suo o mio" : l'attesa di nostro figlio!
E ricordo che andammo a dormire con me che mi chiedevo in silenzio "Claudia, ma era questo che volevi dalla vita?" ...e la risposta chiarissima era "NO. PROPRIO NO!"
Inutile dire che la sepazione e poi il divorzio sono state tra le operazioni più salutari della mia vita, malgrado le opinioni del pubblico non pagante!
Questo anche e soprattutto per testimoniare come la "via del nostro bene" ...NON è nelle mani o nei breviari neanche di chi ci ama (come i genitori), e che,
se non ce la chiediamo da soli, probabilmente avremo anche il danno di sentirci incapaci proprio per il fatto che non siamo riusciti a "vivere felici" secondo il breviario del prossimo, anche quando benevolo e sincero.
